2) Parole al femminile chiare e corrette

Articolo letto dall’autrice:

 

Ecco una breve sintesi di una serie di affermazioni colte fra annunci televisivi e radiofonici, spezzoni di articoli e, naturalmente, di pettegolezzi sulla bocca della gente: «Ministro, si sentono voci sulla sua gravidanza… possiamo farle gli auguri?» «Il Sindaco, giunta con i suoi tre figli, sta passando una vacanza…» (in sottofondo voci infantili: “mamma…, mamma…”). «Il marito dell’assessore in un discorso in Giunta ha affermato…».
Piccole bestialità cui siamo abituati, tanto da non sembrarci nemmeno più delle incongruenze di tipo linguistico. Eppure sono tali solo in apparenza: in realtà valgono come precisa espressione di una antica e malata abitudine della grammatica italiana, profondamente e inequivocabilmente irrispettosa del genere femminile. Siccome qualunque posizione di potere è stata per secoli occupata da presenze esclusivamente maschili, l’uso costante del genere maschile nelle parole ci ha abituati a pensare, con buon grado di accettazione, che quello di giudice, o di ministro, chirurgo, presidente, e così via, fossero ruoli di esclusivo appannaggio maschile. Le abitudini linguistiche di stampo androcentrico e l’uso sessista della grammatica hanno purtroppo aiutato, insieme a tanti altri comportamenti ed atteggiamenti, a indurre l’acciaccamento del genere femminile.
Come dovremmo comportarci quando scriviamo i nomi che esprimono genere femminile? Se non nascono dubbi su velina, ci chiediamo se va bene assessora. E sindaca? Dal punto di vista grammaticale chi scrive “il sindaco”, applicando la denominazione a una persona di sesso femminile non cade in errore; nemmeno chi scrive “la sindaca” commette un errore grammaticale, poiché utilizza l’uscita in -a adoperando la corretta risorsa di flessione del nome, però in questo secondo caso aggiunge anche una valenza di sensibilità culturale verso il genere femminile. E qui entriamo in un discorso che poche grammatiche affrontano, come la loro storia ci dimostra, ma che oggi i media si trovano ad affrontare, poiché la discriminazione di genere può perpetrarsi non solo con l’uso scorretto e offensivo di immagini ma, più sottilmente, con l’uso di parole raramente declinate al femminile.
E a chi ci dice che sindaca suona tanto male, consigliamo di abituarsi, perché sindache suonerà alle sue orecchie anche peggio!

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