LA CITTÀ POSSIBILE

LA CITTÀ POSSIBILE

(articoli pubblicati sul n. 3 del 2013 di  InOgniDove)

La città è ancora possibile per i bambini?

Intervista a Dario Manuetti, ideatore di La città possibile

 

La città è ancora possibile per i bambini?

Conosco Dario Manuetti da tanti anni. So che è uno che non si rassegna. Non si rassegna alle perdite e ai costi che il cosiddetto progresso impone, né alla rinuncia a cambiare le cose, almeno nell’ambito in cui da molto tempo si è reso attivo, con risultati che danno speranza.

Si è sempre occupato di ragazzi, di bambini, del loro rapporto con l’ambiente circostante e con una città che lui vorrebbe sostenibile: una città in cui per loro sia possibile vivere. La città possibile: è questo il nome dell’associazione di cui è presidente e che ha fondato trent’anni fa con un gruppo di architetti, paesaggisti, sociologi, insegnanti e ambientalisti urbani, nata per stimolare il cambiamento di un quadro urbano aggressivo nei confronti dell’infanzia, in grado purtroppo di condurre all’isolamento. L’associazione svolge un lavoro educativo sulla mobilità sostenibile e sui percorsi sicuri fra casa e scuola; fornisce un nuovo approccio all’educazione stradale e alla comunicazione pubblica su questi temi; propone una nuova cultura tecnica della sicurezza stradale e della moderazione del traffico, con progetti e proposte in grado di mutare gli spazi urbani di vita in modo sostanziale e possibile.

L’associazione, sorta a Torino, ha in seguito lanciato messaggi ad altre città italiane allargando il bacino delle sue sedi; ha lungamente condiviso obiettivi ed esperienze con altre associazioni e città europee.

Ha molto lottato contro quella che mi sento di definire la cricetizzazione dei bambini: tentativo di metterli al sicuro in una gabbietta, dove tenerli impegnati a giocare con piccoli giochi, predisposti dagli adulti per loro, al pari della gabbia. Certo, il tutto avviene a fin di bene, per proteggerli dai tentacolari pericoli delle città disumane e, ancor più, se si preferisce, disbambine. Le gabbiette hanno forma di case, di palestre organizzate, sono i luoghi delle innumerevoli attività a cui le nostre giovani vittime vengono spesso iscritte “d’ufficio”, in modo da salvaguardare il loro tempo, così che ne rimangano sempre minori porzioni libere, nelle gabbiette si possono ripetere piccole attività per lo più ripetitive, ossessive, non creative, non inventive. Sono certa che tutti siano d’accordo sulla necessità di creare un cuscinetto fra i ragazzini e i video-giochi, e qualche altra situazione potenzialmente “pericolosa”, come la televisione, predisposta per tenere occupati i bambini senza che debbano mescolarsi con ambiente esterno, eppure anche qui il barlume di coscienza degli adulti cozza con le loro necessità. E tra il dire e il fare…

Una città nemica, avversa alle esigenze dei bambini è quella in cui normalmente ci muoviamo, accettando il pieno diritto delle automobili di fare il bello e il cattivo tempo. Siamo così avvezzi ormai alla situazione in cui ci muoviamo, noi adulti con i nostri bambini, che molti di noi non si chiedono più se ci sia ancora la possibilità di fare qualcosa per cambiare: una muta, indolente rassegnazione ricopre la vita nelle città, tutte le città, come un velo. Ma è questa l’unica realtà possibile?

Manuetti se l’è chiesto da molto tempo, senza mai smettere di pensare a soluzioni, proporre idee, ideare progetti, muovere forze politiche. Anche oggi comunica con l’abituale energia, provando a smuovere pigrizie e infondere fiducia.

Quanto alla politica della sicurezza stradale l’associazione lavora in sintonia con la cultura e le politiche dei paesi più evoluti in Europa. Nel suo agire culturale e formativo fa riferimento al programma svedese Visione Zero che parte dal principio di non accettare come dato scontato la possibilità di incidenti mortali o gravi nel traffico urbano, adottando cioè lo stesso principio di riferimento pienamente accettato per l’organizzazione del traffico ferroviario e aereo. Se nelle politiche e nei programmi operativi si modifica radicalmente l’approccio al problema della sicurezza stradale (Visione Zero vuol dire zero morti o feriti gravi), operando una esplicita e rigorosa scelta etico-sociale in tal senso, si potranno avere grandi risultati sul piano delle sicurezza stradale e della sostenibilità ambientale. Già dal 2000 la vicina Svizzera ha scelto di impostare su questa linea tutta la sua politica, elaborando poi un programma articolato di obiettivi con misure e interventi specifici.

Non dimentichiamo che l’aspetto educativo, per tutte le età, è sempre molto importante e che lo stesso automobilista forsennato che scalpita nel ridurre la sua velocità è spesso anche padre o madre degli stessi ragazzi che fruiscono in modo sostanziale dei miglioramenti che si possono ottenere: mostrare, parlare, comunicare, scambiare idee sui temi dei bambini e del traffico, dell’influenza del traffico sullo sviluppo dei bambini, sull’importanza dell’avventura tra casa e scuola, rimane un aspetto molto importante dei progetti di La città possibile.

 

Intervista a Dario Manuetti, ideatore e presidente di La città possibile

La città possibile ha aperto nuove piste già da tempo. Oggi collaborate con altre realtà simili alla vostra? Come vi muovete?

Collaboriamo con l’Istituto Municipale di Educazione di Barcellona e il suo progetto Camì Escolar. Lavoriamo con insegnanti, operatori sociali e culturali nel campo dell’educazione ambientale. Collaboriamo attivamente ad una Rete nazionale di gruppi e associazioni operanti in altre città con le stesse finalità, metodologie e gli stessi strumenti comunicativi: ci coordiniamo con le altre realtà nazionali impegnate sul tema dell’ambiente urbano, coltiviamo gli scambi, i legami e la collaborazione con associazioni, gruppi, progettisti e operatori svizzeri (Gruppo per la Moderazione del Traffico della Svizzera Italiana, A.T.A., Pro Juventute), tedeschi (Urbanes Wohnen, Info Spiel), francesi (Co.de.J. e Atelier de Launay) e italiani (La città in gioco, Amici della Bicicletta, Strada Amica e altri).

Come si fa ad agire concretamente sulla moderazione del traffico?

La città possibile con questo tipo di obiettivi ha collaborato attivamente a diversi progetti comunali di Zone 30 (veicoli a 30 Km/h) per le strade interne di quartieri residenziali di Torino, Fossano, Savigliano, Valenza. Ha inoltre proposto e progettato anche interventi puntuali di microzone a 20 km/h in corrispondenza di ingressi di scuola. Entrambi (Zone 20 e 30) comprendono misure fisiche e sistemazioni stradali di moderazione del traffico per scoraggiare la velocità delle automobili, ma nel contempo sono state promosse iniziative per coinvolgere le popolazioni locali, prima a livello conoscitivo, poi a livello partecipativo, con forme diverse di animazioni e di coinvolgimento delle diverse fasce di utenza della strada: anziani e bambini, automobilisti e pedoni, ciclisti, al fine di porre buone basi per una coesistenza pacifica, fondata sul riconoscimento e il rispetto reciproci.

Svolgete anche attività di formazione?

Sì. Gli esperti, animatori e volontari dell’associazione svolgono attività di formazione, animazione e monitoraggio presso le scuole (elementari e medie), incontri di informazione e di formazione dei decisori politici e tecnici locali, incontri con gli insegnanti per l’impostazione dei programmi di attività delle diverse classi, interventi di informazione e animazione con gli allievi in classe. Sono davvero numerosi gli aspetti del loro lavoro diretto, ma voglio citare in particolare la rilevazione dei flussi di traffico e delle velocità nelle vie interessate dai percorsi di scuola, con l’assistenza di Agenti della Polizia Municipale: numero e tipo dei mezzi transitanti, velocità medie e istantanee dei veicoli, misurate cronometrando i tempi di percorrenza su un tratto di strada di 100 metri: attività condotte con grande serietà che risultano per i ragazzini entusiasmanti..

A rendere concretamente educativi gli interventi degli operatori dell’associazione è soprattutto la traduzione sul piano della realtà dei progetti a cui i ragazzi, puntualmente informati circa le migliori realizzazioni in ambito europeo, hanno contribuito sul piano delle idee e dei numeri.

Con Strade per bambini, strade per tutti l’associazione ha collaudato da diversi anni una sua metodologia innovativa di educazione stradale nella scuola e nella comunità locale. Ce ne parli?

L’iniziativa viene messa in atto con l’impegno congiunto di tecnici comunali, polizia municipale e insegnanti e con il coinvolgimento delle famiglie. I bambini sono spronati all’osservazione e al monitoraggio della realtà della circolazione, vengono stimolati ad attivarsi concretamente rispetto ai temi. Partecipano alla pianificazione dei percorsi di scuola e alla realizzazione di una rete di percorsi pedonali e ciclabili, apportando idee e proposte. Interessante in questo senso è anche il coinvolgimento a Torino degli insegnanti e degli allievi del Liceo Artistico “Renato Cottini”, che hanno molto lavorato sul piano delle idee e della stesura di elaborati di formazione per nuove Zone 30 e Zone 20 (misure di moderazione del traffico e verde stradale, arredo e arte urbana) impegnandosi anche in una sorta di tutoring nei confronti dei più giovani allievi della scuola primaria e allestendo mostre di tavole progettuali e plastici tridimensionali.

Concludiamo sorridendo. Perché vicino a Fossano, a Murazzo, sulla strada provinciale ci sono segni di tante frenate?

Ah, certo. Si deve a noi. Gli allievi del Plesso del 1° Circolo di Murazzo hanno piazzato sulla strada provinciale a traffico intenso e veloce che passa davanti alla scuola la minacciosa presenza di due sagome dipinte a grandezza naturale: due vigili urbani; sono talmente realistiche da produrre effettivi risultati sulla eccessiva velocità di attraversamento del piccolo centro abitato. I vigili Gianni e Beppe danno talmente fastidio che recentemente sono stato rapiti. Ma sono stati puntualmente restaurati e sostituiti. Il 13 giugno c’è stata la terza inaugurazione… Una bella storia di educazione e resistenza civile.

 

 

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