VEDICHESTORIE. STORIE DI MATEMATICA VEDICA

È stato pubblicato da Nuova Ipsa Editore (Palermo) il libro contenente le prime tre storie di matematica vedica fra quelle scritte da me.

Copertina

Sono racconti, rivolti a bambini di età scolare, che veicolano un approccio alla matematica vedica e ad alcune sue tecniche.

Il libro non possiede caratteristiche strettamente didattiche, ma all’interno di ogni storia i giovani lettori fanno l’incontro con una tecnica particolarmente interessante di calcolo aritmetico secondo i principi educativi della matematica vedica. Non mancheranno, nello svolgersi delle storie, brevi riferimenti espliciti ai Sutra, alle formule di parole che ho tradotto in italiano in modo leggero e giocoso.

Il libro è dedicato ai bambini nell’età della scuola elementare, contiene tre storie: nella prima si scopre perché le cifre si scrivono così e il loro legame con la cultura Veda, nella seconda e nella terza si impara a calcolare con un metodo corporeo rapidissimo la tabellina del nove e tutte le tabelline dal sei in poi (quelle più difficili da imparare mnemonicamente!). I protagonisti sono i fili conduttori delle storie.

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 Nel comporre il corpo di racconti ho delineato un gruppo di personaggi, protagonisti delle vicende narrate, che a partire dall’inizio della scuola (primaria) si muovono sullo sfondo di una città (Torino), venendo a contatto con alcune normali difficoltà di crescita, di maturazione e di apprendimento; a mano a mano che i personaggi crescono, crescono anche progressivamente e gradualmente le complessità delle situazioni in cui si trovano. La narrazione consente ai giovani lettori la proiezione e l’identificazione con i personaggi.

Nel gruppo di coprotagonisti si delineano in particolare alcune difficoltà di uno di loro, Dante, che sperimenta, come a qualcuno di noi è accaduto, una speciale indisponibilità verso la matematica. La materia non solo lo annoia a morte, gli procura feroci mal di testa e pesanti indigestioni (il boccone è duro da mandare giù), ma finisce con il complicare una delicata situazione familiare. Come spesso accade nella vita è l’amicizia quel meraviglioso elisir che appiana molte cose! L’occasione di venire a contatto in Internet con una cultura lontana offre opportunità per un approccio nuovo e diverso con la matematica.

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Nelle prime tre storie si comincia dai primi gradini della Matematica Vedica, riscoperta nel ‘900 ad opera di Shri Bharati Krisna Tirthaji.

Le prime tre storie

Pubblicato il 6 Giugno 2014 da Letizia_Gariglio

Ecco i primi tre racconti:

1) Facciamo gli indiani. Come è stato inventato il modo di scrivere i numeri
Racconta una breve gita scolastica in un giardino, le cui siepi presentano tracciati di numeri. I bambini protagonisti del racconto fanno un’esperienza corporea e scoprono la corrispondenza fra grafia dei numeri e variazioni di direzione (angoli). Nel racconto si fa riferimento alla creazione dei numeri nella cultura hindu e al loro passaggio attraverso la cultura araba, nella forma in cui sono giunti in  Occidente.

2) Diamo i numeri? Come contare per nove sulle dita
Racconta delle difficoltà di un protagonista a imparare meccanicamente le tabelline; unico vero sostegno un’amica. Con lo spirito del gioco i protagonisti scoprono e sperimentano, per caso, una diversa strada di apprendimento. Non sanno che il metodo sperimentato è assai antico: è il metodo vedico, di tipo visivo, in cui l’apprendimento è sostenuto dall’uso del corpo (mani).

3) Digit. Come moltiplicare per sei, sette, otto, nove con le dita
Il protagonista viene a contatto, attraverso Internet, con  una coetanea indiana, e vconosce così la possibilità di allargare la tecnica di calcolo corporeo ad altre tabelline. Inizia la tregua nella solida inimicizia fra Dante e la matematica.


Che cos’è la Matematica Vedica

È una matematica fondata su un postulato basilare: la possibilità e la volontà di semplificare. L’applicazione costante di questo principio di base trova perfetta evidenza nei calcoli matematici, che si eseguono con grande semplicità e rapidità, sempre su una riga sola. Ogni calcolo può essere svolto con il solo apporto della mente, ogni calcolo complesso può essere ridotto a un calcolo semplice.

Uno degli aspetti più interessanti dal punto di vista pedagogico è la sua grande flessibilità. Nella matematica occidentale vi è spesso una sola strada, un modo solo per giungere a un risultato; nelle operazioni, ad esempio, si deve applicare un percorso esecutivo sempre uguale. Per esempio in una moltiplicazione di numeri con più cifre dovrò sempre iniziare a moltiplicare partendo dalle unità del moltiplicatore, passando poi alle decine, poi alle centinaia. Nella moltiplicazione vedica, invece, si potrà, volendo, procedere così, ma anche al contrario: il tutto sarà comunque eseguito con facilità e oralmente. Inoltre procederemo secondo le nostre preferenze: da destra a sinistra oppure da sinistra a destra. Esisteranno vie maestre, vie laterali, scorciatoie e… sentieri personali. Ciononostante si avrà modo di scoprire la coerenza interna del metodo.

Enormi sono le implicazioni pedagogiche, perché si tratta di una matematica creativa, che lascia spazio alle soluzioni personali, alle specificità individuali, che incentiva il pensiero divergente, che promuove l’elasticità mentale e lo sforzo della memoria.


Che cos’è la Matematica Vedica

È una matematica fondata su un postulato basilare: la possibilità e la volontà di semplificare. L’applicazione costante di questo principio di base trova perfetta evidenza nei calcoli matematici, che si eseguono con grande semplicità e rapidità, sempre su una riga sola. Ogni calcolo può essere svolto con il solo apporto della mente, ogni calcolo complesso può essere ridotto a un calcolo semplice.

Uno degli aspetti più interessanti dal punto di vista pedagogico è la sua grande flessibilità. Nella matematica occidentale vi è spesso una sola strada, un modo solo per giungere a un risultato; nelle operazioni, ad esempio, si deve applicare un percorso esecutivo sempre uguale. Per esempio in una moltiplicazione di numeri con più cifre dovrò sempre iniziare a moltiplicare partendo dalle unità del moltiplicatore, passando poi alle decine, poi alle centinaia. Nella moltiplicazione vedica, invece, si potrà, volendo, procedere così, ma anche al contrario: il tutto sarà comunque eseguito con facilità e oralmente. Inoltre procederemo secondo le nostre preferenze: da destra a sinistra oppure da sinistra a destra. Esisteranno vie maestre, vie laterali, scorciatoie e… sentieri personali. Ciononostante si avrà modo di scoprire la coerenza interna del metodo.

Enormi sono le implicazioni pedagogiche, perché si tratta di una matematica creativa, che lascia spazio alle soluzioni personali, alle specificità individuali, che incentiva il pensiero divergente, che promuove l’elasticità mentale e lo sforzo della memoria.

Veda

Pubblicato il 3 Giugno 2014 da Letizia_Gariglio

Qualche curiosità etimologica. La parola Veda viene da vid, radice sanscrita che attiene al sapere, alla conoscenza. La parola, prima greca e poi latina, idea, ha la stessa etimologia; anche i sostantivi inglesi wit e wisdom pescano nello stesso bacino. E lo stesso vale per video che ha la facoltà di mostrare a tutti noi perché sa, conosce (e non ci resta che credergli).

Vedica, dunque, è una conoscenza duratura.

 Nella tradizione orientale i libri di conoscenza, dunque, sono i Veda. Ma non sbaglieremmo se definissimo vedici i libri duraturi di altre tradizioni: la nostra la Bibbia, per esempio. Non sbagliamo se mettiamo in evidenza che lo scopo di questi libri è rammentare a noi umani, fragili e dimentichi, la forza originaria e la potenza della conoscenza, in grado di ricollegarci alla nostra condizione spirituale originaria.

 Nella tradizione orientale i Veda sono i libri sacri per eccellenza, composti da quattro corpi, da quattro Samhita, ricevuti direttamente, nella tradizione, da Vyasadeva, una delle incarnazioni di Krishna, avvenuta sulla terra cinquemila anni fa. La tradizione, tuttavia, ammette un’antichità ulteriore della trasmissione dei versi, tramandata oralmente.

I quattro corpi sono i Rig Veda (il Veda dei suoni sacri), il Sama Veda (il Veda delle melodie), lo Yajur Veda (il Veda dei riti) e l’Atharva Veda (il Veda degli incantesimi).

La funzione pedagogica della narrazione

Pubblicato il 2 Giugno 2014 da Letizia_Gariglio

Nelle VedicheStorie ho voluto veicolare attraverso la narrazione l’apprendimento di tecniche, di procedure aritmetiche, particolarmente interessanti perché passano attraverso l’uso del corpo. Pur trattandosi di percorsi molto semplici agli occhi dell’adulto, in realtà è risaputo che un ampio numero di bambini (e a livello diverso, di adulti) ha difficoltà ad adoperare soltanto un tipo di funzionamento della mente, quello paradigmatico. È un modo di funzionare della mente che attua percorsi di apprendimento e di ragionamento logico-scientifico. È quella forma di pensiero che si basa sul categorizzare, concettualizzare, individuare cause, che è guidato da ipotesi basate su principi, che costruisce teorie e accetta di convergere in procedure fisse, che analizza e argomenta. È quel tipo di pensiero che costruisce leggi e accetta di usare leggi per percorrere strade già individuate, uniformandosi a leggi oggettive.

Ma chi ama usare l’altro tipo di pensiero, quello narrativo, sente di esservi imbrigliato, soffre sentendosi prigioniero. Il pensiero narrativo è quello che permette di esplorare, di occuparsi di azioni e della relazione fra azioni e stati interni della persona, di intenzioni, affetti, emozioni, interazioni fra individui.

Le persone, i bambini che amano usare il pensiero narrativo, sentono il bisogno di mettere in relazione gli stati psichici interni con la realtà esterna, il passato con il presente, desiderano proiettare il presente nel fututo, evidenziare soggettività.

Queste persone per imparare bene hanno bisogno di esercitare quel tipo di pensiero che costruisce storie. Probabilmente anche quando apprendono matematica.

Così attraverso le storie ho cercato di far passare regole.

Shri Bharati Krisna Tirthaji

Pubblicato il 1 Giugno 2014 da Letizia_Gariglio

Shri Bharati Krisna Tirthaji (1884-1960), è colui che tra il 1911 e il 1918 riscoprì il sistema di calcolo aritmetico racchiuso fra i Veda. Secondo i suoi studi, l’intero mondo del calcolo sarebbe racchiuso in 16 Sutra e tredici sotto-Sutra, da lui analizzati e infine trasmessi ai suoi allievi. Fu il maestro Tirthaji a fornire gli strumenti di interpretazione dei Sutra e a illustrarne ai suoi discepoli le tecniche applicative, liberandole dallo spesso strato di polvere della dimenticanza. Pur essendo la formulazione dei Sutra molto criptica, la loro interpretazione è oggi svelata, sebbene l’approccio alla materia rimanga per noi piuttosto difficile, anche per l’impossibilità di reperire materiali di studio nella nostra lingua.Il Maestro tuttavia non fu solo un grande matematico, fu Shankaracharya dell’India: ebbe cioè il titolo più elevato di guida spirituale dell’India (vi sono contemporaneamente quattro guide, una per ogni quadrante). Credette fermamente che la cultura vedica fosse in grado di apportare al mondo intero apertura e rinnovamento spirituale. Nel ’58 gli USA ebbero modo di conoscerlo durante un tour che egli compì fra gli stati, organizzato dalla Self Realisation Fellowship, condotta da Paramahansa Yogananda.

Sulla rivista di lettura e letteratura per ragazzi Il Pepe Verde, numero di Aprile 60/2014, è uscita una presentazione di Ferdinando Albertazzi delle VedicheStorie.

L’articolo, intitolato Il gioco delle tabelline, si trova a pagine 29. 

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