FIABE DELL’ANIMA (pubblicato su “Parole in rete”, settembre 2023)

Già nell’edizione del 2012 nel film Biancaneve (Mirror mirror) ,diretto da Tarsem Singh, la protagonista, che ha pur sempre suscitato l’invidia della regina cattiva, trova rifugio presso i sette nani ma, diversamente dalla fiaba tradizionale, sarà lei a risvegliare il principe con un bacio, salvandolo  da un incantesimo, e rifiuterà la mela avvelenata propostale dalla strega.

Into the woods della Disney incassò 42 milioni al suo lancio: nel film Cenerentola e il suo principe divorziano, dopo che lei lo ha preso a calci.

Ho portato due esempi perché furono le prime sperimentazioni di destrutturazione delle fiabe, continuate poi con MaleficientBiancaneve e il cacciatore e molti altri film prodotti in seguito da Hollywood. Poi giunsero le idiozie di scuole statunitensi e spagnole che eliminarono dalle loro biblioteche centinaia di titoli di libri di fiabe, accusati di perpetuare stereotipi sessisti e suggerire stereotipi di genere.

Già Bruno  Bettelheim nel volume Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe si chiedeva perché molti genitori, per quanto attenti e intelligenti, privassero i loro figli della fruizione delle fiabe tradizionali: una vera e propria messa al bando. E alla domanda che si poneva rispondeva che l’attacco alle fiabe dipendeva dal desiderio di omologazione, che  comprendeva la penalizzazione delle facoltà di immaginazione, derivante dal grande mare di simboli e di stereotipi appartenenti all’inconscio collettivo. Frustrare e soffocare l’immersione nei processi psichici dell’inconscio collettivo equivale a porre una barriere fra l’Io e l’inconscio, fra l’individuo e le radici culturali essenziali dell’umanità. Nel generale panorama di iconoclastia della civiltà occidentale in totale crisi di identità, dei suoi valori storici e culturali, dei suoi simboli, la perdita delle fiabe rappresenta un passaggio di non poco valore.

Insieme alle opere letterarie fondamentali, già purgate da censura, insieme alle opere d’arte censurate perché ritenute inappropriate (perché sessiste, o discriminatorie di razze e generi…), ora il fanatismo censorio si è allargato alle fiabe. La revisione della storia, dei valori, delle norme comportamentali dell’Occidente nel suo complesso ha come obiettivo il disgregarsi della politica, dell’economia, della società, al fine di creare un mondo di persone polverizzate, omogeneizzate e impastate  nell’impasto della massa: l’annullamento di valori etici e culturali è d’obbligo e deve passare necessariamente anche attraverso l’addomesticamento di strumenti apparentemente molto semplici, come può sembrare quello delle fiabe. 

Le fiabe  interpretano in forma metaforica e allegorica e sostanzialmente simbolica il viaggio dell’anima e l’evoluzione della coscienza: da una mancanza o perdita  iniziale la fiaba porta l’eroe, vale a dire ciascuno di noi, ad affrontare prove, difficoltà, sfide, ostacolatori o nemici, per far sì che esso giunga, con l’aiuto magico che non viene mai, ma proprio mai a mancare (aiuto del cielo, o provvidenziale o sincronico, o divino, secondo la definizione che più ci piace) fino alla soglia della sua “casa” dove è destinato a “tornare”, dopo che la sua anima e il suo livello di coscienza si sono arricchiti di nuova sapienza. Si tratta in sostanza sempre di una storia di evoluzione; nella fiaba l’ascoltatore ( o lettore) non è mai passivo, e attraverso la percezione del simbolo è stimolato a farsi attore del proprio percorso: è il simbolo a consentire  e favorire nel percorso iniziatico dell’anima i passaggi fra i vari livelli di coscienza. 

Le fiabe, diceva Calvino «sono il catalogo dei destini che possono darsi ad un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano».A confermarsi come essere umano le fiabe aiutano, sia consentendo l’esplorazione del mondo interiore, sia raccontando un livello puramente animico della realtà; compiono la loro funzione magica fornendo simboli per alimentare la crescita della nostra coscienza. Come in un testo sacro la nostra consapevolezza nella fiaba si specchia.

Ecco perché destrutturare malamente le fiabe giocando pericolosamente coi suoi simboli e gingillandosi in interpretazioni reali (o, peggio, controiniziatiche) produce pericolosi risultati.

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