DANTE E LA MADRE TERRA

Walter Arensberg, collezionista d’arte del ‘900 di origine statunitense,mecenate, poeta e studioso, pubblica nel 1921 a New York The Cryptography of Dante, un testo la cui dedica è rivolta a Bella «la madre perduta e infine ritrovata della Divina Commedia». Bella (Bella degli Abati) era il nome della madre di Dante, e in lei l’autore del testo crittografico individua l’identificazione con Beatrice: è la prima volta che avviene nella storia della critica letteraria su Dante. Precedentemente alcuni commentatori avevano individuato nella figura di Beatrice alcune caratteristiche materne; qualcuno era giunto ad affermare che Dante aveva attribuito a Beatrice alcune caratteristiche che egli ricordava di sua madre, morta molto presto; inoltre erano state avanzate alcune interpretazioni di tipo freudiano su Beatrice, ma niente di più: Arensberg va oltre e afferma  che l’identificazione di Bella con Beatrice sia per Dante del tutto intenzionale. 

Arensberg fonda la sua teoria sul reperimento di un gran numero di criptogrammi che rivelano insospettati simbolismi. Afferma l’Autore: «I crittogrammi sono le prove del significato nascosto della Commedia». Le prove includono, secondo lo studioso, il simbolismo di un universo antropomorfico, nel quale Beatrice, da identificarsi con Bella, viene concepita come incarnazione della Madre Divina, universale, mentre Dante stesso è concepito come incarnazione del Figlio Divino, universale.

Ma che cos’è un crittogramma? «Una deliberata sistemazione di parole, lettere, numeri, altri segni idonei a nascondere un significato diverso da quello apparente», ci risponde l’autore stesso. Nella Divina Commedia è possibile trovare acrostici, mesostici, telestici, sequenze nascoste, anagrammi, raggruppamenti irregolari di lettere, segni cifrati, dispositivi cabalistici, che Arensberg esamina con profusione e attenzione.

Nel suo libro teorizza che nella Divina Commedia la geografia dell’Inferno sia basata su un preciso parallelismo fra la struttura della terra e la struttura del corpo femminile; si sofferma a riflettere sul concetto di terra come madre terra, comune a tanti popoli e culture in ogni epoca: la terra madre di vita che brulica sopra di essa. Corollario del concetto di terra come madre è quello di tomba (o Inferno – cita i due nomi come intercambiabili), o di qualunque altra cosa si supponga esistere oltre la morte nell’interiorità della terra, concepita come tomba, dalla quale l’uomo emerge attraverso la nascita e alla quale l’uomo ritorna nella morte.

Dice Arensberg: «Nei miti nei quali la morte è simbolizzata dalla tomba della terra, l’ingresso del defunto nella morte della tomba è costantemente simbolizzata come un atto sessuale. Esso rappresenta la riunione del figlio con la madre in un atto di incesto… Il simbolismo dell’Inferno come tomba, o l’ingresso dell’anima nell’Oltretomba, in quanto unione sessuale di madre e figlio, fa parte della dottrina cristiana della resurrezione». Individua poi nel suo libro moltissimi parallelismi fra la struttura della terra e la struttura del corpo femminile, soffermandosi su di essi.

Non ci stupisce che The Cryptography of Dante  abbia alla sua pubblicazione costituito un caso letterario e che sia stato accolto come un vero scandalo. Fu definito dai critici dell’epoca «un attacco scioccante» all’opera dantesca; molti videro nel libro un testo profondamente freudiano, sebbene l’autore, nelle ultime pagine del volume affermi: «Dissento da un’interpretazione freudiana… nella mia interpretazione della Divina Commedia come sogno io oppongo alla visione freudiana dei sogni come simbolizzazione della vita sessuale nei suoi aspetti letterari,  la mia visione che la vita sessuale appaia nei sogni essa stessa come simbolo di qualcos’altro –  in realtà come simbolo del conflitto personificato di intelletto, emozione e volontà dello stesso sognatore come individuo».

The Cryptography  rimane un testo potente, difficile, pieno di suggestioni interessantissime: è possibile, e forse preferibile vista la difficoltà, leggere il testo in cartaceo, in copia fotostatica.

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