RESTYLING DEL GENE O ARMI TECNOLOGICHE? di Letizia Gariglio

(articolo pubblicato nel mese di luglio sulla rivista on line “Parole in rete”)

Qualche mese fa alcuni giornali hanno dato titoli poderosamente entusiastici ad articoli che, pur riservando nel corso della stesura qualche dubbio, fondamentalmente esaltavano le scoperta dell’ingegneria genetica per rendere  sterile il genere femminile della zanzare della malaria, le “Anopheles Gambiae”, e distruggere la specie così nel giro di poche generazioni: si calcola che ciò possa avvenire nel giro di undici generazioni, tenuto conto che ci vogliono dai venti ai trenta giorni per il passaggio da uovo ad adulto, e che nella norma la generazione di femmine è assai più abbondante degli esemplari di genere maschile.Le femmine normalmente vivono da due settimane a un mese.

Il progetto di gene drive attuato sulle zanzare, sia detto per i lettori più sospettosi e per quelli più genuinamente fiduciosi, è finanziato dalla fondazione “Bill e Melinda Gates”. Potrebbe intitolarsi: “Solo maschi, prego”.

E come si fa? Si inserisce nel DNA delle zanzare un gene in grado di rendere sterili le femmine . Risultato finale: eliminazione della riproduzione delle zanzare – eliminazione del problema malaria.

Secondo il giudizio di alcuni si otterrebbe così un duplice risultato attraverso l’hakeraggio realizzato nei confronti della legge di natura. Ma… ci sono alcuni “ma”. La storia ci ha insegnato che non sempre le applicazioni della tecnologia hanno fini nobili. Non a caso L’Agenzia del Dipartimento della Difesa USA, il cui scopo istituzionale è conseguire lo sviluppo di tecnologie a fini militari, ha investito centinaia di milioni di dollari per sperimentare tecniche di manipolazione

 e estinzione genetica: non solo delle zanzare, si intende! E a quanto pare la stesa istituzione è la maggiore finanziatrice della ricerca sul gene drive.

Non è l’estinzione delle Anopheles, dunque,  a preoccupare l’opinione pubblica mondiale, ma alcuni altri aspetti. Intanto, si sa, noi umani, compresi gli scienziati,  facciamo grandi pasticci non intenzionali, inoltre ci si domanda quali conseguenze può comportare la rottura, del tutto intenzionale, dei cicli naturali. Più in generale, non sappiamo come possono comportarsi e reagire gli organismi modificati una volta liberati nell’ambiente e nell’ecosistema, e nemmeno in relazione agli umani. La modificazione ottenuta potrebbe “saltare” da una specie ad un’altra? Ci si domanda in quale misura l’alterazione dei geni (supponiamo di innocui insetti) potrebbe ottenere come risultato la presenza di vere e proprie armi, con disastrosi impatti sulla natura e sulla salute.

Oltre ai dubbi sui rischi, ancora più forti sono i dubbi che alcuni gruppi di potere vogliano esercitare la propria imperativa incidenza anche sulle forme di vita, appiattendo la biodiversità del pianeta, esercitando il proprio dominio in forma di riduzione, restringimento, guidata dall’arbitrio dell’uomo (sul quale in verità mi sento di porre molte riserve), in definitiva in contrasto con la capacità di organizzazione intelligente degli esseri viventi.

Preoccupati per la eventuale fuga da laboratori di organismi geneticamente modificati e controllati, forse in grado di innescare reazioni a catena, preoccupati per la possibilità di errori che le sperimentazioni possono aprire, con effetti genetici non desiderabili, preoccupati e dubbiosi circa i livelli tecnici, culturali, ecologici ed etici che i tecnologi possono possedere o non possedere, essendo più o meno legati a interessi personali e a quelli di gruppi di potere, molte associazioni oggi sostengono la necessità di una moratoria, vale a dire richiedono una sospensione delle sperimentazioni sul “gene drive” e contro la liberazione di organismi creati con questa tecnica.

Noi siamo allineati su queste posizioni.

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