Io non capisco perché un appartenente alla corrente artistica del cubismo sia senza dubbio alcuno un cubista, ma se attribuiamo lo stesso nome comune ad una appartenente del genere femminile la si immagini in preda a contorcimenti semiacrobatici su un cubo di discoteca, naturalmente in succinte mutande. Qualunque uomo di strada sarebbe d’accordo con la mia piccola lamentela. Se siano d’accordo anche le donne di strada non ci frega niente: non contano nulla, soprattutto se schiave. Sono zoccole e basta, mica lo zoccolo duro del sistema. In altri tempi le si chiamava passeggiatrici, sebbene esercitassero un su e giù senza anelito sportivo; sui passeggiatori, invece, niente da dire, tanto più che si distinguono dall’abbigliamento sportivo all’ultima moda. Non portano borsette appese ad un braccio dondolante, a segnare l’attesa, non portano nessuna borsa, le borse, piene di documenti, sono riservate ai segretari, magari segretari particolari, dediti ad un solo capo, mentre si sa benissimo che le segretarie particolari sono disponibili sul mercato della semiprostituzione. Ci sono anche i passeggiatori intellettuali, capaci di suggerire chissà quali agganci con scuole aristoteliche, peripatetici in costante disponibilità di apprendimento, mentre le peripatetiche, si sa, Aristotele non se le filava per nulla e tutti gli altri si interessano a loro solo se il rapporto costo/beneficio va a favore di se stessi. Donnacce, insomma, che condividono il giudizio di chi le usa insieme alle femmine delle vacche e dei maiali. Ma se usiamo il diminutivo di donnette al posto del dispregiativo donnacce il risultato non cambia, sempre di puttane si parla. E nemmeno se parliamo di donne allegre… chissà mai cosa avranno da stare allegre! Ma tanto non va bene nemmeno che siano buone donne: anche se cambia l’aggettivo, il risultato non cambia. Insomma, se tutte le strade portano a Roma, nella lingua italiana sembra proprio che tutte le parole ne vogliano dire una sola! Stiamoci attente. Che ci sia sotto qualche fregatura? Magari per tenere in vita pregiudizi, stereotipi e discriminazioni?
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