LA FELICITÀ È MOMENTANEAMENTE OCCUPATA

RACCONTI PUBBLICATI DA NUOVA IPSA EDITORE, PALERMO, 2016

Amor, cha nullo amato amor perdona. Dialogo impossibile

Lettura interpretativa registrata dal vivo: voci di Roberto Gho e dell’autrice, Letizia Gariglio. Racconto tratto da “La felicità è momentaneamente occupata”.

AUDIO “AMOR CH’A NULLO AMATO AMOR PERDONA”, LETTURA DI ROBERTO GHO E DELL’AUTRICE


AI-IBUR-SHAPU

LETTURA INTERPRETATIVA DEL RACCONTO AI-IBUR- SHAPU, DI ROBERTO GHO e dell’autricrtratto dal volume “La felicità è momentaneamente occupata”

ISLAS ENCANTADAS

LETTURA INTERPRETATIVA DI ROBERTO GHO E DELL’AUTRICE

L’AMORE, AH ‘AMORE

LETTURA INTERPRETATIVA DI ROBERTO GHO E DELL’AUTRICE

Carlo il tarlo e la legge dell’ottava. (In risposta al commento d’una lettrice)

Pubblicato il 16 Giugno 2017 da Letizia_Gariglio

Sono ben lieta di soddisfare il tuo interesse per il racconto. Come tu hai osservato c’è un riferimento nel racconto Viaggio di un tarlo in un’ottava alla legge dell’ottava espressa da Gurdjeff. Ma non solo.
Quando da ragazzina andavo a scuola ero rimasta molto incuriosita nello scoprire che nel mondo della chimica regnava, per così dire, la legge dell’ottava. Infatti il chimico russo Dimitrij Ivanovic Mendeleev, che non era solo un chimico ma un appassionato di musica, sulla base dell’intuizione di uno studioso che l’aveva preceduto, John Newlands, aveva pensato che anche nel mondo degli elementi chimici dovessero valere principi di ordine e armonia simili a quelli della musica.

Mendeleev in buona sostanza assunse l’idea precedentemente espressa da Newlands che prima di lui aveva proposto una metologia per classificare gli elementi: essa aveva preso il nome di Legge delle Ottave. Che diceva questa legge? Affermava che quando gli elementi vengono posti secondo massa atomica crescente, ogni gruppo di sette elementi presenta analogia di proprietà chimiche e fisiche: inoltre l’ottavo elemento ad una attenta osservazione si propone come una specie di ripetizione del primo, analogamente a quanto si verifica per l’ottava nota della scala musicale.

In seguito alle intuizioni di Newlands Mendeleev decise di disporre gli elementi in funzione del loro peso atomico crescente, e prese a raggrupparli, ad intervalli fissi e ricorrenti, su basi dell’ottava, avendo l’ottavo elemento rispetto al primo proprietà chimiche e fisiche comuni. Nell’organizzare il suo Sistema Periodico, egli procedette con un metodo empirico basato sulla ricerca delle consonanze

Fu spinto da valori che riteneva fossero presenti in ogni aspetto della vita e dell’universo e così organizzò su base settenaria la classificazione degli elementi. In questo modo constatò la veridicità dell’intuizione, perché incolonnando i valori degli elementi chimici secondo i loro pesi atomici, gli elementi che iniziavano un gruppo di sette, ossia quelli rappresentati dai numeri d’ordine 1, 8, 15, 22 eccetera, presentavano proprietà simili tra loro. 

La legge del sette, o dell’ottava, valevole in campo musicale, passò in tal modo al campo della chimica. Non a caso era un’idea musicale: Mendeleev (e tutto l’ambiente chimico russo) aveva una profonda connessione con l’ambiente musicale. Borodin era un chimico organico. A casa di Mendeleev era solito riunirsi il cosiddetto gruppo dei cinque: cinque musicisti che divennnero grandi compositori, Borodin, Rimsky-Korsakov, Mussorgski, Balakirev, Cui, gli stessi compositori che stavano dando vita ad una tradizione musicale russa moderna indipendente dalla tradizione occidentale classica. 

Gurdjeff ha rinnovato la legge dell’ottava, sotto profilo spirituale. Secondo Gurdjieff (e molti fisici moderni) tutto l’universo è costituito da vibrazioni: luce, materia, calore, suoni, non sono altro che diverse forme di vibrazione. Le vibrazioni pervadono tutto l’universo e si propagano in tutte le forme, da quella più pesante, più rozza a quelle più sottili; esse variano la loro condizione di stato, poiché seguono fasi di crescita e decrescita.

L’ottava è l’intervallo di otto note consecutive. In due punti dell’ottava l’energia che si propaga diminuisce di intensità, vale a dire che vi è un indebolimento dell’energia. Accade fra Mi e FA, poi nuovamente fra SI e DO: fra queste note infatti non vi sono semitoni. Quei due punti sono punti di crisi. Si presentano sempre in un processo di trasformazione o creazione o di attività umana. Troviamo questo fenomeno nell’osservazione della luce, del colore, e anche nella vibrazione della tavola periodica degli elementi.

La legge dell’ottava spiega perché in natura nulla proceda in linea retta. Nel punto di crisi l’onda rallenta la sua frequenza, e lì si ha una deviazione dalla direzione originaria.

Sommandosi le deviazioni si ha un ripiegamento della linea di sviluppo, tanto che essa può arrivare a invertire il senso di propagazione e chiudersi ripiegandosi in cerchio: per questo in natura tutto è ciclico.

Questa legge cosmica condiziona le nostre azioni e ci procura alcune crisi, creandoci difficoltà e talvolta rendendoci inefficienti o incapaci di fare ciò che ci eravamo proposti di fare. Solo con grandi sforzi passiamo da MI e FA e da SI a DO.

Anche le età dell’uomo e il suo cammino sulla terra sembrano essere scanditi attraverso una serie di note, personali e collettive. Con la nascita inizia l’infanzia, cui segue la fanciullezza, ma è l’adolescenza il punto di crisi (e chi non l’ha vissuta scagli la prima pietra), e se la vita scorre con relativa tranquiliità attraverso la giovinezza l’età adulta la maturità, la crisi più forte subentra per tutti nella fase della vecchiaia, che ci prepara al salto verso nuova ottava.

La mia personale curiosità per la legge dell’ottava mi ha portata a scrivere il racconto.

Il Viaggio di un tarlo in un’ottava è un divertissment allegorico, è una favola. Come avviene sempre nelle favole il protagonista è un animale: un tarlo, la cui sete di conoscenza rappresenta quella di ciascuno di noi, ciascun uomo. Dante scriveva: “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”; nell’epigrafe che precede il racconto ho giocato a parafrasare le parole di Dante nell’espressione “fatti non foste per viver come bruchi ma per seguire virtude e conoscenza”. 

Il racconto è la storia di un tarlo: il tarlo siamo noi. Come noi il tarlo è obnubilato dal proprio egocentrismo, che gli fa credere di essere il centro dell’universo. Dovrà nel corso della sua esistenza comprendere che non è proprio così, e dovrà imparare a compiere molti passi per realizzare un percorso che abbia, rispetto al suo punto di partenza, un valore evolutivo.

Così Carlo il tarlo dovrà prima incrementare enormemente i suoi sforzi per superare le negatività che lo attraggono verso il baratro (che si profila a monte della sua regione), e poi per sfuggire in ogni modo alle forze contrastanti dei suoi oppositori. Nel suo caso sarà l’amore quella forza aggiuntiva speciale che lo metterà in condizioni di superare il ripiegamento delle sue forze vitali. 

Nel migliore dei casi accade anche a noi umani.


Colloquio/Intervista fra Elsa Graffi e Letizia Gariglio

Fessure è il titolo della prima raccolta di racconti contenuti nel tuo libro La felicità è momentaneamente occupata. Sono spiragli, colpi d’occhio nella vita di una donna. È così?

Sì, sono squarci improvvisi, feritoie da cui si possono cogliere istanti, episodi, momenti, accadimenti, sentimenti nella vita di una donna. La donna dei racconti in Fessure porta sempre lo stesso nome, a suggerire che potrebbe trattarsi dello stesso personaggio. Forse la storia narra la vita di una sola donna. Ma forse non è così. Non si sa, tuttavia il succedersi degli eventi, dal primo incontro all’ultimo, è disposto in una direzione che possiede un senso cronologico, secondo un prima e un dopo. Età, tappe di vita si susseguono, dalla pre-adolescenza ad una vecchiaia inoltrata, quando anche la mente non regge più il confronto con la complessità della vita. In ogni caso in ogni racconto vi è una presenza femminile, una sensibilità che accomuna le donne.

In Attesa, la prima storia, la protagonista è nella fase della pre-adolescenza, assapora la libertà che solo una nonna può dare. Persino le vacanze da una nonna lontana sono più esotiche, quando aspetti lui: il primo lui, il primo amore. E nell’attesa della vacanza a venire anche le stagioni sembrano susseguirsi in un lampo e attaccarsi l’una all’altra, indelebilmente, come se il resto del tempo non esistesse più. Però nel tuo racconto il primo amore saprà elegantemente e inesorabilmente sparire come una particella del tempo esistenziale, piccola cicatrice di un’adolescenza.

Che sia una prerogativa maschile, il distacco, che si ripropone a ogni Lisa, a ogni donna? Tu dici piccola cicatrice, e qui non concordo. La protagonista della storia vive il distacco come un abbandono. Peggio, come una promessa di tutti gli abbandoni a venire. Così l’abbandono si presenta anche nella storia Sentirsi speciali, quando la donna sembrerebbe nel pieno della sua giovinezza e la felicità quasi a portata di mano. E infatti il distacco, l’abbandono lasciano una ferita così profonda da uccidere, o almeno da uccidere una parte dell’anima, che come un vecchio involucro, un vestito dismesso, rimarrà a terra.

Prima però la protagonista, in Essere ninfea ha l’occasione di vivere pienamente il tempo dell’amore, la piena consapevolezza del significato dell’appartenenza al genere femminile.

È così. Vive pienamente l’aspetto femminile dell’accoglienza, che è a mio parere la quintessenza del modo di amare femminile, in cui prevale il desiderio di ricevere, ma in questo modo il femminile soddisfa il desiderio di colui il quale vuole donare: nel ricevere femminile sta il dono al maschile. La donna desiderata è il desiderio, e il desiderio vuole ricevere per poter donare.

Il tempo del reciproco scambio ha fine e Sentirsi speciali è un inganno, un velo bucherellato che nasconde la verità-sogno. E se la felicità può rappresentarsi in una relazione vissuta nel tempo caldo della materia fisica, quando poi il freddo di una realtà indesiderata arriva, allora o si accetta la condizione o si entra in un altro gioco, che fa muovere ancora.
C’è un grande senso di solitudine nei racconti di Fessure, è vero?

La solitudine è prepotente, aumenta con l’accumularsi delle esperienze della protagonista. Così la piena maturità vede Lisa dibattersi, rifiutare il silenzio, segno del vuoto impresso dalla solitudine: lei cerca di riempire il vuoto con suoni fittizi. Per lei è una specie di incidente imbattersi sullo schermo televisivo (in Matrimonio) con immagini che dapprima sembrano innocue, in quanto estranee alla sua realtà personale. Non si aspetta che l’uomo sullo schermo, che pare dapprima una specie di troglodita, possa assumere le vesti di un uomo ideale, perfettamente aderente alle esigenze della sua donna, in cui Lisa non può fare a meno di identificarsi. E allora si scatena l’inferno.

Già, in Matrimonio entrano in gioco di prepotenza immagini di tutto ciò che poteva essere e non è stato, perché si è distrutto, e solo le altre sono amatissime e fortunatissime, perché c’è solo il bello della donna amata come femmina primordiale. E quando il tempo avrà sedato il dolore, ci saranno tuttavia guizzi di rimpianti. In Effetti epagomeni il pane di Natale, ultimo fagotto caldo che la donna metaforicamente non riesce più a trascinare con sé, cade nella spazzatura: ennesimo sogno che si frantuma. Lì le altre donne, il mondo delle mogli, delle madri e delle nonne di ideali famiglie, si ergono come un coro greco. Lisa fa un ultimo tentativo per ammansirlo, rassicurarlo, prima di precipitare in una condizione di vergogna inespressa.
La più ironica delle storie di Fessure è Palpiti d’amore di tamalou. Lì l’età di Lisa e delle amiche ha voltato oltre la metà. Che accade?

Beh, le ragazze cercano innanzi tutto di resistere al tempo. Non ricorrono ad artifici per modificare la forma, l’attenzione non è rivolta al corpo: niente botulini, per intenderci. Però cercano di tenersi attive, e lo sono: con la mente e, perché no, con i sentimenti e le emozioni amorose. Usano il più grande antidoto contro lo spegnimento delle energie: l’amore. Fatto sta che la protagonista viene coinvolta in un appuntamento che potrebbe sfociare in un interesse quasi amoroso…

È osservata con attenzione dalle amiche. Che prevengono, sostengono, accompagnano… ma come andrà a finire?

Ah, l’incontro si trasformerà in un duetto in cui lui e lei, ormai piuttosto anzianotti e malfermi, per quanto ancora indomiti, scopriranno la gioia della condivisione delle loro affinità elettive: le malattie, che tormentano entrambi, oppure l’uno e l’altro; così l’incontro si trasformerà in una competizione basata sulle infermità dei due tamalou.

Poi, quando inizia l’ultimo racconto, Il sole piega a occidente, ci si trova in una condizione di distensione, in una natura senza tempo, pronta ad accogliere.

Anche la protagonista sembra essere senza tempo, in un tempo indefinito, un tempo privo di memoria. Anzi, tutto il racconto è fondato sul tema della memoria e su un equivoco che riguarda i due personaggi, le età, i loro reciproci ruoli.

Il sole piega inesorabilmente a occidente…

Sì, occorre accettare. Ciò che conta è che la protagonista abbia passato il testimone.

FOTO PRESENTAZIONE CHIERI

Pubblicato il 8 Febbraio 2017 da Letizia_Gariglio

Gli attori Patrizia Aramu e Roberto Gho con Letizia Gariglio, autrice di La felicità è momentaneamente occupata durante  la presentazione che ha avuto luogo a Chieri, alla Libreria Mondadori.

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